Il Progetto
La Onlus Piccolo Sole ha come oggetto la organizzazione e la gestione di una casa-famiglia. Il progetto che la Onlus si è prefissata è l'accoglienza, nella casa-famiglia, di minori in stato di affido ai servizi sociali.
L'età dei bambini cui Piccolo Sole si prefigge di dare ospitalità è compresa fra i 6 ed i 12 anni.
In base alla Legge Regionale n. 41 del 12.12.2003 - Regione Lazio ed alla Deliberazione della Giunta Regionale n. 1305 del 23.12.2004, le case-famiglia possono ospitare sei bambini ed avere due ulteriori posti da utilizzare in caso di emergenze (per un totale quindi di 8 bambini). Alternativamente, la struttura può avere una dimensione leggermente più grande, c.d. "gruppo appartamento", ed ospitare fino ad otto minori, prevalentemente adolescenti sottoposti a misure dell'autorità giudiziaria, nonché tenere a disposizione due ulteriori posti da utilizzare in caso di emergenze (per un totale quindi di 10 bambini). In entrambi i casi i bambini accolti nella struttura possono essere di sesso ed età diversi, e possono anche essere disabili.
La struttura di accoglienza deve avere caratteristiche prefissate, sia in termini di caratteristiche delle strutture, che di metratura e organizzazione di spazi interni. In particolare, devono essere ubicate in strutture che rispondono a caratteristiche di qualità estetica e funzionale ed essere in possesso di tutti i requisiti previsti per le civili abitazioni in materia di normativa edilizia, igienico-sanitaria, nonché di prevenzione e sicurezza dei luoghi di lavoro. Le strutture, inoltre, non devono presentare barriere architettoniche.
Le case-famiglia devono disporre di una organizzazione degli spazi interni che preveda, come requisiti minimi: (i) una zona pranzo-soggiorno di superficie ed arredi adeguati alle esigenze dei minori residenti, (ii) una cucina autonoma che disponga dei requisiti previsti per le civili abitazioni dalla normativa vigente in materia igienico-sanitaria, (iii) camere da letto singole doppie o triple di metratura minima rispettivamente di 9 mq, 14 mq o 20 mq, (iv) servizi igienici nella misura di uno ogni quattro persone residenti (di cui almeno uno fruibile da persone diversamente abili) e (v) uno spazio autonomo per gli operatori residenti o in servizio notturno.
Sempre in base alla citata Legge Regionale, le case-famiglia devono essere dotate di spazi "comuni" destinati alle attività collettive e di socializzazione (distinte dall'area dedicata alle camere da letto), ciò al fine di consentire ai bambini di sentirsi in ambiente protetto, confortevole e molto simile a quello familiare.
Personale specializzato si occupa dell'amministrazione e gestione della struttura. Le leggi ed i regolamenti disciplinano in dettaglio le professionalità che devono essere coinvolte e i dettagli della turnazione. Più precisamente, ogni struttura deve disporre di un responsabile che assicuri la sua presenza quotidiana all'interno della struttura stessa per un tempo adeguato alle necessità della comunità. Il responsabile dovrà essere un laureato, di primo o secondo livello, in ambiti disciplinari dell'area psicologia o pedagogica-educativa o sociale e con esperienze lavorative in contesti educativi. Il responsabile deve poi essere affiancato da educatori professionali (due per la casa-famiglia e uno ogni 5 minori nel gruppo-appartamento), anch'essi con diploma di laurea di primo livello. Gli educatori professionali dovranno essere di entrambi i sessi così da consentire di ricreare le figure parentali classiche all'interno della struttura di accoglienza.